Una mattina fortunata Antonio, a differenza di altri disperati, trova un lavoro come attacchino comunale, ma per lavorare ha bisogno di una bici che proprio poco tempo prima aveva impegnato al Monte di Pietà.
Sua moglie Maria, donna pratica, decide di impegnare le lenzuola per riscattarla.
Ma la crudele realtà dell'epoca, si diletta a torturare il povero attacchino che si trova durante il primo giorno di lavoro derubato del suo unico mezzo di sostentamento.
L'uomo si ritroverà insieme al figlio in una frenetica e disperata ricerca del ladro e della sua bici, imbattendosi nell'indifferenza, nell'omertà e nell'ipocrisia di un mondo allo sfascio.
Sull'orlo della rovina, Antonio ricci deciderà di rischiare tutto trasformandosi egli stesso da vittima a carnefice, rubando una bicicletta momentaneamente incustodita, ma sarà subito placcato dalla folla che avrà pietà di lui grazie al pianto disperato del figlio.
Pietra miliare della storia del cinema, Ladri di biciclette è un termine di riferimento con cui possiamo paragonare la realtà di oggi con quella del 1948.
E’ cambiato davvero qualcosa in Italia in questi 59 anni?
Possiamo trovare qualche similitudine tra la Roma di De Sica e quella di oggi?
Sicuramente un paese ancora allo sbando in cui ognuno di noi come Antonio Ricci, prova a ribellarsi inutilmente all’assurdità della vita… ma con una sola differenza dall’Italia di allora: nella pellicola neorealista emerge quel calore umano di cui oggi conserviamo solo un vago ricordo.
Siamo ed eravamo ladri di biciclette derubati della nostra dignità umana.
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