In questi giorni Soru (presidente della regione Sardegna) ha rassegnato le dimissioni in seguito alla non approvazione di un emendamento voluto dallo stesso Soru alla legge urbanistica proposta fin dal 2004 (con la cosiddetta legge “salvacoste” che prevedeva di vietare la cementificazione a non meno di 300 metri di distanza dal mare, lungo tutto il perimetro dell’isola.). Non ha avuto neanche la fiducia della propria maggioranza (21 favorevoli e 55 contrari).
Evidentemente cambiare le vecchie logiche dello sfruttamento della terra senza criterio, non andavano bene neanche alla sinistra.
«Togliere la delega alla giunta per la tutela del paesaggio sardo significa togliere la fiducia. Per cinque anni abbiamo lavorato a smantellare le vecchie logiche: abbiamo tagliato mille posti di sottogoverno, tra 25 comunità montane ed enti dal consiglio d'amministrazione pletorico; abbiamo eliminato nove enti agricoli e altre società inutili, unificato decine di piccoli organismi in un unico ente per la gestione delle dighe e delle acque. Abbiamo risanato il bilancio e iniziato a ridurre i debiti, che con la destra in cinque anni erano passati da 300 milioni a tre miliardi. Siamo l'unica regione del Centro-Sud in equilibrio con la sanità, senza commissari ma con i ticket più bassi. Ora, in vista del voto, le vecchie logiche tendono a riemergere. Allora è meglio fare chiarezza. Io mi sono dimesso.[...]»
[riferendosi alla tassa sul lusso "non presa bene" dai ricchi]
«Io non sono contro la ricchezza. Sono per chiamare i ricchi, anche quelli delle barche e delle seconde case, a collaborare al bene comune. Credo sia giusto chiedere in base alla capacità, esigere quanto uno può dare. Per me, questi cinque anni sono stati anche una riscoperta della mia terra. E di beni preziosi, che a Milano avevo perduto, e che pure ai sardi rischiano di sfuggire. Il buio. Il silenzio. Gli spazi vuoti. Perché inquinare la notte con luci superflue e costose? Io non voglio una Sardegna deserta. Ma non voglio neppure una Sardegna trasformata in parco giochi. Voglio una terra laboriosa, dinamica, seria. E intendo governarla ancora».
Spero vivamente che Soru ritiri le dimissioni, anche se capisco benissimo la sua posizione: " chi me lo fa fare a restare a rodermi il fegato a lavorare per persone a cui in realtà non gliene frega poi nulla??"
Mi ha fatto anche piacere il fatto che abbia deciso di abbandonare nel caso la fiducia in lui riposta fosse mancata, e non come altri che appena conquistata la sedia si sono inchiodati e ben saldati ad essa, in modo che, anche in caso di sfiducia....dovrebbero ammazzarlo per toglierlo da lì...
Questa decisione è una decisione di maturità e di persona seria [basti vedere il video, che ho pubblicato qualche giorno fa, di una sua intervista]!!
Non giudico la qualità delle sue leggi e dei suoi emendamenti (anche perché ne conosco pochi), pur apprezzando la sua idea di tassare i ricchi proprietari di yatchs ai porti sardi, e quella di dare assegni di studio per i sardi meritevoli che studiano fuori sede (anche se hanno fatto troppa poca pubblicità). Probabilmente Soru paga anche questa decisione in una terra in cui risiede qualche mese l’anno anche il presidente del consiglio dei piduisti, che qualche mese fa disse di essere stato assolto da un processo su abusi edilizi.
Evidentemente cambiare le vecchie logiche dello sfruttamento della terra senza criterio, non andavano bene neanche alla sinistra.
«Togliere la delega alla giunta per la tutela del paesaggio sardo significa togliere la fiducia. Per cinque anni abbiamo lavorato a smantellare le vecchie logiche: abbiamo tagliato mille posti di sottogoverno, tra 25 comunità montane ed enti dal consiglio d'amministrazione pletorico; abbiamo eliminato nove enti agricoli e altre società inutili, unificato decine di piccoli organismi in un unico ente per la gestione delle dighe e delle acque. Abbiamo risanato il bilancio e iniziato a ridurre i debiti, che con la destra in cinque anni erano passati da 300 milioni a tre miliardi. Siamo l'unica regione del Centro-Sud in equilibrio con la sanità, senza commissari ma con i ticket più bassi. Ora, in vista del voto, le vecchie logiche tendono a riemergere. Allora è meglio fare chiarezza. Io mi sono dimesso.[...]»
[riferendosi alla tassa sul lusso "non presa bene" dai ricchi]
«Io non sono contro la ricchezza. Sono per chiamare i ricchi, anche quelli delle barche e delle seconde case, a collaborare al bene comune. Credo sia giusto chiedere in base alla capacità, esigere quanto uno può dare. Per me, questi cinque anni sono stati anche una riscoperta della mia terra. E di beni preziosi, che a Milano avevo perduto, e che pure ai sardi rischiano di sfuggire. Il buio. Il silenzio. Gli spazi vuoti. Perché inquinare la notte con luci superflue e costose? Io non voglio una Sardegna deserta. Ma non voglio neppure una Sardegna trasformata in parco giochi. Voglio una terra laboriosa, dinamica, seria. E intendo governarla ancora».
Spero vivamente che Soru ritiri le dimissioni, anche se capisco benissimo la sua posizione: " chi me lo fa fare a restare a rodermi il fegato a lavorare per persone a cui in realtà non gliene frega poi nulla??"
Mi ha fatto anche piacere il fatto che abbia deciso di abbandonare nel caso la fiducia in lui riposta fosse mancata, e non come altri che appena conquistata la sedia si sono inchiodati e ben saldati ad essa, in modo che, anche in caso di sfiducia....dovrebbero ammazzarlo per toglierlo da lì...
Questa decisione è una decisione di maturità e di persona seria [basti vedere il video, che ho pubblicato qualche giorno fa, di una sua intervista]!!
Non giudico la qualità delle sue leggi e dei suoi emendamenti (anche perché ne conosco pochi), pur apprezzando la sua idea di tassare i ricchi proprietari di yatchs ai porti sardi, e quella di dare assegni di studio per i sardi meritevoli che studiano fuori sede (anche se hanno fatto troppa poca pubblicità). Probabilmente Soru paga anche questa decisione in una terra in cui risiede qualche mese l’anno anche il presidente del consiglio dei piduisti, che qualche mese fa disse di essere stato assolto da un processo su abusi edilizi.
L'ennesima prova che non esiste destra e sinistra,ma onesti e disondesti,e al parlamento la stragrande maggioranza è disonesta.Rimango dell'idea che per cambiare le cose la gente non debba andare a votare almeno per una volta,così da dare al paese e ai politici soprattutto un segnale forte e deciso,un gesto che farebbe capire bene e una volta per tutte che siamo stanchi.Basta,questa classe politica "DEVE" andare a casa tutta in blocco!!
RispondiEliminascusate volevo dire "disonesti" non "disondesti" sono un po meticoloso vero? e lo so.....
RispondiElimina