Queste ultime due equazioni (che poi, in realtà, è solo una) sono nate dalla brillante mente di Jean Baptiste Fourier quasi 200 anni fa.
lunedì 25 luglio 2011
Il Barone Fourier
Queste ultime due equazioni (che poi, in realtà, è solo una) sono nate dalla brillante mente di Jean Baptiste Fourier quasi 200 anni fa.
venerdì 14 gennaio 2011
Come far resuscitare un blogger
Caro Julius,
da troppo tempo il blog langue sotto il peso di una vita troppo vuota o troppo piena (come tu ci insegni, dipende dai punti di vista) per essere degnamente narrata su queste pagine web.
Affetta da horror vacui e intrisa di spirito missionario, ho deciso di darti delle dritte per colmare il deficit di scrittura che affligge il tuo blog: nuova linfa alla tua vena creativa resa esangue dal logorio della vita quotidiana!
Ecco una lista di interessantissimi e utilissimi post che potresti scrivere; tutti argomenti sui quali non rischi di non aver nulla da dire. Io ci metto il titolo, a te tocca scrivere il testo.
I più utili:
- Come progettare la disposizione dei mobili in una stanza con Corel Photo Paint
- Quanti panni può reggere una sedia? Test a confronto.
- 100 consigli per mantenere sveglia la tua ragazza dopo il quindicesimo minuto del film
I più filosofici:
- L'insostenibile leggerezza dell'essere: lo porti sempre con te, eppure non riesci a comprenderne la bellezza.
- MagneticoVSFichissimo. Uno scontro tra titani.
I più intriganti:
- La polvere sotto il tappeto: un nuovo mondo mi appare all'orizzonte.
- Il gatto di Schroedinger II puntata. Apriamo il contenitore e vediamo che fine ha fatto.
I più saggistici:
- Il Fisico che alberga lassù: un Grande Fratello o un Padre Buono?
- Sull'irrefutabilità della partita di "carcetto"
Il più controverso:
- Bambini giapponesi, perché la sanno molto più lunga di tutti gli altri pargoli.
Il più oltraggioso:
- Carino sarà il tuo cagnolino!
Beh, mio caro, mi pare che per stasera possa bastare. Hai materiale per i prossimi 11 post. Non male eh? La palla passa all'attaccante, niente lisci please! E niente tiri alla "viva il parroco"!
martedì 7 settembre 2010
Giappolandia - Parte 3: Ristorazione
Sezione molto interessante questa della ristorazione. Problematica potrebbe essere infatti prendere la decisione di andare in Giappone considerando quel che si sente dire in giro della cucina giapponese: quel pesce fritto, quel pesce crudo, quei brodini...
Quel pesce fritto, quel pesce crudo, e tutte quelle altre cose, sono buonissime!!!!
La moda occidentale del sushi non è che una pallida imitazione della cucina originale giapponese.
Ma andiamo per ordine. Parlerò prima dei piatti che ho assaggiato e poi dei "sistemi" di ristorazione giapponesi, in alcuni casi molto particolari e interessanti.
Riso: il riso è l'elemento quasi immancabile in ogni piatto. È importante, tant'è che esistono negozi che vendono solo riso. È cotto quasi sempre al vapore, risultando leggermente colloso per facilitarne la presa con le bacchette.
Sashimi: pesce crudo filettato e servito con salsa di soia e rapa. Pregiato il tonno grasso. Preparato con pesce freschissimo (quindi attorno alla zona di Tzukiji dove c'è il mercato del pesce) è divino, si scioglie in bocca letteralmente.
Sushi: sashimi assieme a delle polpettine di riso e un tocchettino (se non fugge il dito al cuoco) di Wasabi, salsetta piccantissima. Attenzione a non gustarlo direttamente (il wasabi dico), gli effetti possono essere sgradevoli. Il sushi più prelibato è l'unagi, anguilla leggermente grigliata e con la salsa di soia. Il mio piatto preferito!!!
Okonomiaki: la cosa più vicina a questo piatto è una frittata. Può essere fatta con pesce, carne e verdure, legati assieme da un uovo e cotti su una piastra rovente posto al centro del tavolo. Letteralmente significa "cucina come preferisci". Si possono infatti trovare molti ristoranti dove viene lasciata libera scelta al cliente su come comporre la pietanza a proprio gusto, scegliendo tra una grande varietà di ingredienti come carne, frutti di mare e verdure, da intingere poi nell'ingrediente principale, costituito da una pastella di cavolo verza e altre verdure, per formare così una specie di frittata da cuocere sulla piastra. Viene condito con una salsa per okonomiyaki e può essere ricoperto con salsa di soia, maionese, ao-nori (alghe essiccate), scaglie di pesce e quant'altro suggerisca il proprio gusto personale
Soba: sono degli spaghetti marroni di grano saraceno. Si mangiano sia freddi che caldi o in forma di zuppa. Particolarmente buona (almeno secondo me) è la versione aki-soba con l'aggiunta di un po' di piccante, di pezzetti di carne e di altre spezie.
Tempura: pesce o verdure fritte in pastella. Servito assieme alla salsetta per il tempura (non so esattamente di cosa è fatta)
Mishiru: zuppa di miso, pasta di soia fermentata. La chiamano sempre zuppa di miso, ma in realtà esistono mille versioni di questa zuppa dal sapore sempre buono e delicato anche se volte fa un po' di senso mangiare quel che c'è dentro.
Tè: Il tè viene servito in ogni momento della giornata, è il simbolo dell'ospitalità e ha quindi un significato molto importante nella cucina e nella cultura giapponese. Il tè giapponese è generalmente di colore verde poiché non subisce processi di fermentazione, è molto rinfrescante e dissetante. Ha un gusto amaro e viene bevuto anche durante i pasti, al posto dell'acqua.
Questi sono alcuni dei piatti che ho provato. Ma descriviamo un po' come funziona la ristorazione.
Si parte dal fatto che difficilmente i giapponesi ti lasciano senza mangiare. Infatti ogni 2/3 metri è presente un ristorante. Esistono palazzi interi di 8 piani di ristoranti. In qualsiasi centro commerciale c'è almeno un piano dedicato alla ristorazione. E non è che nei centri commerciali si mangi meno bene. Si mangia bene ovunque. A volte però si può mangiare anche meglio. Ma il limite inferiore è più che soddisfacente.
Particolarità dei vari ristoranti è la monotematicità: il singolo ristorante è specializzato su un tipo di pietanza e basta. Devi decidere da prima cosa vuoi mangiare. Effetto collaterale è se si va a cena in compagnia e due persone vogliono piatti diversi.
Per la scelta del mangiare basta farsi un giretto in un piano di un centro commerciale. Fuori dai singoli ristoranti c'è un tavolo imbandito di piatti (di plastica o cera) che mostrano ciò che puoi trovare all'interno. Seppur fatti di plastica a volte sembrano davvero appetitosi.
Scelto il piatto entri e verrai accolto da un fragoroso "Irasshaimase" (benvenuto/a). Ti fanno accomodare e ti servono subito té, bacchette e un asciugamanino bollente sterilizzato per lavarti le mani (secondo me in inverno quella sensazione deve essere bellissima :) )
Il resto funziona come tutti i ristoranti di questo mondo tranne che per il ringraziamento in serie di tutti i cuochi e dei camerieri quando stai per lasciare il locale: Arigato gozaemaaaaaaaas.
domenica 5 settembre 2010
Giappolandia - Parte 2: Rispetto per gli altri
Già che siamo entrati un minimo in ambiente veicolare, proseguiamo la questione traffico. Se anche a Tokyo si dovesse mantenere la media di auto per persona che c'è a Roma (706 auto ogni 1000 abitanti) solo al centro ci sarebbero una cosa come 8 milioni e mezzo di auto. Una pazzia!! Non sono riuscito a trovare il numero di auto per abitante, però posso assicurare che il numero è nettamente inferiore. La maggior parte di autovetture che si vedono in giro sono taxi e autobus. La gente infatti si muove o con questi due mezzi o con l'efficientissima metro. Per scoraggiare l'uso dell'auto (...per aumentare la viabilità e la bellezza delle strade) infatti nella metropoli non si può parcheggiare ai bordi delle strade. Nossignore. Niente doppie/triple file...ma neanche singole. Non si parcheggia e basta. Se vuoi ci sono i parcheggi a pagamento dislocati in tantissimi punti della città ben serviti e facili da raggiungere. Inoltre tali parcheggi sono anche "controllati" da almeno 3 vigili all'entrata/uscita, in modo che entrare nel parcheggio non richieda troppo tempo (e intralciando il traffico). I tre omini hanno il compito di: uno per fermare il traffico per un secondo, uno per fermare il traffico dei pedoni in una direzione, uno per farmare il traffico dei pedoni nell'altra direzione. Tempo netto per far entrare la macchina: 3 sec.
Inoltre, se vuoi possedere un'auto devi dimostrare di avere un posto personale dove poterla parcheggiare, altrimenti nessuno può vendertela. Posso capire che il sistema sia un po' macchinoso, però vuoi mettere una viabilità scorrevole, e avere un bell'occhio sulle strade?
All'interno dell'argomento del rispetto agli altri concludo con un'altra piccola particolarità tipica giapponese. Ogniqualvolta ti viene dato qualcosa, tale cosa ti viene data a due mani messe in modo da formare una specie di conchiglia e con un leggero inchino, si tratti di soldi, dello scontrino e di qualsiasi altra cosa, ringraziandoti (anche se in realtà dovevi essere tu a ringraziare) con un virgoroso: arigato gozaemas!!
Parte 1: Le stazioni
giovedì 2 settembre 2010
Giappolandia - Parte 1: Le stazioni
Mappa della metropolitana di Tokyo. Clicca per ingrandire. |
Sovrapassaggio tra la stazione di Shiodome e quella di Shimbashi |
Sulla destra i segni che indicano la porta del vagone. |
Il sistema è facile da usare anche a chi non capisce un'acca di giapponese, infatti tutto il sistema è a doppia lingua sia nelle scritte, sia nelle voci dei vari avvisi. Anzi, potrei dire 3 lingue dato che anche il non-vedente può facilmente prendere una metro dato che in terra è segnato il percorso con vari segni in rilievo in tutte le strade dell'intera Tokyo e tutte le scritte sono anche in brail. Un segno di civiltà di un certo rilievo.
Tutte le caratteristiche qui descritte posso essere viste nel seguente video:
mercoledì 25 agosto 2010
Pentedattilo
Immoto su uno sperone di roccia arenaria, Pentedattilo se ne sta innanzi alle vallate riarse dal sole delle fiumare di Annà e di S.Elia. Ci si può arrivare attraversando le marine, d'omogenea e informe bruttezza, assiepate sulla parte meridionale della costa ionica. Paesi, paesucoli e cittadine che sembrano conformarsi a un unico criterio estetico e urbanistico: l'occupazione.
Lo spopolamento ha condotto il borgo fuori del tempo della storia per consegnarlo al limbo dell'erosione geologica. La stasi in cui Pentedattilo è assopito si sposa con l'estasi del visitatore, rapito dalla virulenza estetica della mano rossastra composta dalle rocce della rupe del Monte Calvario.
Ma una storia ben più prosaica racconta invece che a partire dalla fine del Seicento la dinastia degli Alberti, proprietaria del feudo di Pentedattilo, favorì lo spostamento dei contadini verso la zona pianeggiante vicina alla costa per ampliare l'estensione dei terreni coltivati e accrescere le rendite del feudo. Alle spinte di politica economica si aggiunsero le conseguenze rovinose di una lunga serie di disastri naturali: il terremoto del 1783, poi quello del 1908, l'alluvione del 1951 sfociarono nel grande esodo degli anni cinquanta e nella dichiarazione di inabitabilità del 1968.
E mentre Pentedattilo moriva, Melito Porto Salvo, con la sua fiorente produzione di bergamotto, sorgeva.
Pentedattilo oggi «è un defunto che perturba i viventi», come scrive Vito Teti ne Il Senso dei Luoghi, poiché testimonia della caducità dei luoghi di vita.
La natura imperante in cui giace sembra infatti voler risucchiare le mura dell'antico abitato. Fermo nella sua granitica sopravvivenza, Pentedattilo si è col tempo trasformato da borgo animato dagli uomini in elemento di natura incastonato nelle pendici dell'Aspromonte. E questo passaggio involutivo è contrassegnato dal sole che a Pentedattilo picchia più forte che in altri luoghi calabri.
A fare da contraltare al dramma dell'abbandono vi è l'armonia estetica di un borgo perfettamente integrato nel suo paesaggio.
venerdì 6 agosto 2010
Come funziona una macchina fotografica digitale
Ieri notte, improvvisamente, mi è balzato in testa l'idea di spiegare il funzionamento di una macchina fotografica digitale (o almeno le basi per i meno esperti) che viene sfruttata soprattutto in questo periodo di vacanze. In realtà non so spiegarmi neanche io come mai mi è venuta in mente questo pensiero, ma tant'è...
Mostriamo ora due esempi di questo processo:
->
Dove il sole sorge e tramonta
Per ora le idee sono una matassa indistinguibile; appena riesco a srotolarlo,butterò giù qualcosa...
domenica 3 maggio 2009
Before Sunrise
Lei felpa verde scuro con un disegno non ben definito sopra, pantaloni jeans e scarpe da tennis.
Aveva capelli con acconciatura di qualche giorno prima, giustamente non perfetta dato l'orario e la situazione. I capelli erano di color nero, molto lucenti. Una ciocca le copriva parte del viso, che tornava sempre al suo posto dopo che lei tentava di spostarla. Anche gli occhi erano di color scuro, castano mi pare, e anche essi riflettevano ogni minimo bagliore di luce. Il colore della pelle era chiaro. Ogni tanto si passava l'unghia dell'indice della mano destra in faccia come se ci fosse qualcosa da togliere. Il punto in cui passava il dito...diventava per un attimo di color rosso, che faceva contrasto con la pelle chiara, ma poi tornava il colore naturale. Io la fissavo spesso e volentieri, lei ogni tanto ricambiava con un sorriso. Cercavo di cercarle sempre gli occhi, ma dato che cercarli sempre direttamente poteva sembrare eccessivo, cercavo il suo sguardo riflesso del vetro. Non posso avere la certezza che lei facesse altrettanto dal suo punto di vista, ma a me piace pensare così.
Ad un certo punto, ci mettiamo a dormire quasi all'unisono, o meglio a portarci in uno stato di dormiveglia per cercare di recuperare un minimo di energie non riuscite a recuperare completamente la notte prima.
Io però non riesco a prendere sonno..neanche al livello di dormiveglia e mi metto a guardarla mentre lei ha gli occhi chiusi. Penso di essermi avvicinato un poco alla visione che Dante ha avuto davanti a Beatrice. Nel sonno muoveva le labbra piano piano, come se nel suo sogno stesse dicendo qualcosa. Io mi limitavo a guardarla e a cercare di notare altri particolari in lei. Noto che ha degli orecchini, quelli piccolini piccolini. Dei puntini che sono pronti a riflettere appena ci arriva un luce diretta sopra. Ogni volta che lei apriva gli occhi, per sapere cosa succedesse attorno a lei, io le sorridevo, un sorriso appena accennato. Ma ancora, nessuna parola da parte di nessuno dei due.
Io nel frattempo cerco di capire quale sia la sua origine. Cerco quindi di vedere alcuni lineamenti. Più la guardo e più noto una somiglianza con mia cugina, a parte il colore di capelli e occhi. Quindi, giusto per la questione del lineamento, penso che lei venga da Torino, trascurando la soluzione più semplice. Ma per quanto mi riguarda potrebbe essere campana, potrebbe essere siciliana, toscana o quant'altro. Non ha mai detto una parola, quindi non ho elementi per poter potermi sbilanciare sulla regione di provenienza.
Vedo che ogni tanto guarda il cellulare, come se stesse aspettando una chiamata.
Tra me e me iniziano le domande: sta aspettando una chiamata del ragazzo? o magari solo delle amiche?
Mi dico che farmi domande del genere, tanto...non potevo avere risposta.
Ad un certo punto, inizia a muovere le labbra...sembra stia canticchiando. Riesco ad intuire dal labiale cosa canticchia, nonostante non arrivi un sibilo di voce. Sta canticchiando "Bella ciao". Alzo per un istante le sopracciglia, sorpreso.
Mentre canticchia arriva una chiamata, lei risponde. Cerco di ascoltare, non tanto per sapere cosa ha da dire, ma per cercare di scoprire la terra di provenienza. Ma nulla, parla senza alcun accento. La chiamata non dura tanto, al massimo un minuto. Non riesco ad ottenere alcuna informazione nuova su di lei.
Mi dico che forse era venuto il momento di farmi avanti, almeno per chiederle il nome e da dove venisse, giusto per togliermi almeno questi dubbi. Ma nel tempo che io impiego a prendere il "coraggio" lei tira fuori dalla borsa l'iPod e inizia ad ascoltare musica. Grrr, ora non mi sembra più il caso di romperle le scatole, con domande, mentre lei è lì che vuole ascoltare musica.
Mi trovo in una di quelle situazioni che uno aspetta magari tutta la vita; è uno dei modi più casuali, e a mio modo di vedere, romantici, per incontrare una ragazza: incontrarsi l'uno di fronte all'altro per puro caso, perchè si deve fare un viaggio assieme. Non a caso ricalca la storia di uno dei pochi film romantici che riesco a sopportare: "Before Sunrise". Ma nulla...non riesco a dire nessuna parola. Rimango per i fatti miei, faccio finta di dormire o di pensare a chissà quale teoria filosofica che doveva quindi tenermi occupato e non potevo fare neanche la domandina più stupida e banale (cosa che magari lei si aspettava anche).
Il viaggio ora è finito. Riesco almeno a rivolgerle almeno un saluto. Lei ricambia.
Non la rivedrò mai più.
sabato 2 maggio 2009
Questione di nome
Volevo giusto scrivere 2 righe sui nomi fantasiosi che ogni metà anno vengono creati per dare un nome alla propria squadra di calcio del CUS di Pisa. Dato che non c'è assolutamente alcun limite...la fantasia ha tirato fuori nomi del tipo:
Arraphao
Un tiro...un gol
TVB ma TCV (a voi l'immaginazione per capire cosa significi TCV)
AC Picchia
Paperino fornaretto
Ho sbagliato torneo
Affanclub
Zero titoli
Vaffanporcu
Pilomani
Atletico...macché
C.S. Boronbocca (ve l'ho detto che non c'erano limiti :P)
Tette biscottate (uno dei migliori a mio parere..ahah)
Infine c'è quello della mia squadra: "Teoria dei campi"...la squadra era inizialmente solo di fisici...