Eccomi dopo quasi una settimana a scrivere qualcosa in questo blog. Mi sono preso una settimana di vacanza. Inoltre non ho avuto ispirazione per un nuovo post in questo periodo.
Sicuramente avete sentito ciò che sta succedendo in Myanmar.
Quasi 300 mila le persone scese in strada in quella che un tempo si chiamava Birmania, la metà delle quali monaci buddisti, gli altri in gran parte studenti per protestare contro la giunta militare, che da 45 anni governa col pugno di ferro Myanmar.
"Le proteste hanno avuto inizio ad agosto, in risposta al brusco aumento del prezzo dei carburanti. I monaci buddisti, che hanno preso la guida delle proteste dopo che alcuni di loro erano stati feriti nella città di Pakokku, chiedono la riduzione del prezzo dei generi di prima necessità, il rilascio dei prigionieri politici e un processo di riconciliazione nazionale per risolvere le profonde divisioni politiche interne." fonte Amnesty International
Le violazioni dei diritti umani a Myanmar sono diffuse e sistematiche. Tra queste vi è l’utilizzo di bambini soldato e il ricorso ai lavori forzati. Inoltre, sono in vigore leggi che criminalizzano l’espressione pacifica del dissenso politico. La milizia birmana inoltre è affiancata da Cina che esorta ad affrontare “in modo adeguato” le manifestazioni di protesta. Questo probabilmente per paura che i tibetani, che sono sotto il controllo della Cina, prendano esempio e cerchino di ribellarsi.
Da qualche giorno il governo ha bloccato internet e qualsiasi altra forma di informazione.
I Telegiornali birmani dicono alla gente che qualsiasi altra notizia di una tv estera (BBC...) è falsa e che in realtà non sta succedendo nulla.
Quel che mi preoccupa di più in questa situazione è che ancora possano succedere cose del genere: riuscire a limitare la libertà di espressione e di informazione. Teoricamente alla prima avvisaglia di possibile censura (e qua siamo ben oltre all'avvisaglia) si dovrebbe sollevare un polverone al livello mondiale, invece...
Censurare internet, come d'altronde avviene in Cina, dovrebbe essere una cosa neanche pensabile.
Sicuramente avete sentito ciò che sta succedendo in Myanmar.
Quasi 300 mila le persone scese in strada in quella che un tempo si chiamava Birmania, la metà delle quali monaci buddisti, gli altri in gran parte studenti per protestare contro la giunta militare, che da 45 anni governa col pugno di ferro Myanmar.
"Le proteste hanno avuto inizio ad agosto, in risposta al brusco aumento del prezzo dei carburanti. I monaci buddisti, che hanno preso la guida delle proteste dopo che alcuni di loro erano stati feriti nella città di Pakokku, chiedono la riduzione del prezzo dei generi di prima necessità, il rilascio dei prigionieri politici e un processo di riconciliazione nazionale per risolvere le profonde divisioni politiche interne." fonte Amnesty International
Le violazioni dei diritti umani a Myanmar sono diffuse e sistematiche. Tra queste vi è l’utilizzo di bambini soldato e il ricorso ai lavori forzati. Inoltre, sono in vigore leggi che criminalizzano l’espressione pacifica del dissenso politico. La milizia birmana inoltre è affiancata da Cina che esorta ad affrontare “in modo adeguato” le manifestazioni di protesta. Questo probabilmente per paura che i tibetani, che sono sotto il controllo della Cina, prendano esempio e cerchino di ribellarsi.
Da qualche giorno il governo ha bloccato internet e qualsiasi altra forma di informazione.
I Telegiornali birmani dicono alla gente che qualsiasi altra notizia di una tv estera (BBC...) è falsa e che in realtà non sta succedendo nulla.
Quel che mi preoccupa di più in questa situazione è che ancora possano succedere cose del genere: riuscire a limitare la libertà di espressione e di informazione. Teoricamente alla prima avvisaglia di possibile censura (e qua siamo ben oltre all'avvisaglia) si dovrebbe sollevare un polverone al livello mondiale, invece...
Censurare internet, come d'altronde avviene in Cina, dovrebbe essere una cosa neanche pensabile.
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