Nella scatola lucente gli otto cioccolatini borbottavano per la noia e si giravano ciascuno nella sua scodellina di carta arricciata.
Il cioccolatino n° 8, con tutte le sue curve, si rigirava con gran facilità e procurava un po' di fastidio ai suoi vicini.
Un giorno il cioccolatino n° 8, che chiamerò Cioccotto per far prima, cominciò a scavalcare i suoi compagni di fila che brontolarono:
"Dove va questo noioso? Che bisogno c'è di spingere? Non hai anche tu il tuo posto?"
"Voglio uscire da qui per girare il mondo!"
Bravo! Gira, gira. Vedrai che finirai ugualmente come ogni cioccolatino."
"Può darsi che finirò come dite voi, ma voglio provare. Addio amici!"
E Cioccotto, rotolando rotolando, arrivò vicino al coperchio della scatola, spinse un po' e finalmente si trovò fuori, sul pavimento del negozio, con un'ammaccatura sul bel vestito di stagnola rossa.
"Evviva la libertà! Evviva l'avventura!" esclamò Cioccotto, e si guardò attorno.
Vide accanto a sé una cosa grande, lunga e quando si accorse che era la scarpa del padrone, rotolò subito più in là per non farsi schiacciare; ma la granata non l'aveva vista, e così fu spazzato fuori dell'uscio, sulla strada.
Per fortuna passava un carro col ciuco fra le stanghe e il contadino accanto, e Cioccotto andò a finirci proprio dentro.
"Ohimè che paura! Che botta! Se continua così mi sembra un gran bel vivere, questo!" e si aggiustò alla meglio in un angolino.
Per sua maggior sfortuna pioveva a dirotto e il povero cioccolatino tremava di freddo.
Cominciò a lamentarsi:
"Aiuto! Aiuto!"
Il ciuco Pepesale, sospettoso come tutti i ciuchi, si fermò impaurito e il padrone che si chiamava Zanetto, gridò:
"Che cosa succede? Perché ti sei fermato?"
Pepesale non rispondeva e Cioccotto si lamentava sempre più forte.
Anche Zanetto sentì quella vocina e guardando dentro il carro vide finalmente Cioccotto:
"Cosa vedo mai! Un cioccolatino parlante? Roba dell'altro mondo! Forse è venuto dalla Luna o da Marte! E cosa vuoi da me?"
"Per carità, toglimi di qui. Sento tanto freddo e sono tutto bagnato!"
"Come, sei un lunatico o un marziano e sei fatto di cioccolata?"
"Sono un cioccolatino terrestre e ti prego di aiutarmi sennò muoio.
"Va bene, va bene! Vieni qua a cassetta vicino a me, ti riparerò con l'ombrellone. Ma come mai, se permetti la domanda, ti trovi qui? I cioccolatini non stanno nelle belle scatole fiorite e lucenti?"
"Ci stavo nella scatola, ma sono scappato per vedere il mondo."
"E che te ne pare? Ti piace?"
"Mica tanto. E' grande e bello ma pieno di pericoli per me che sono di cioccolata."
"E allora, che cosa pensi di fare?"
"Non lo so ancora. Starò a vedere come va."
Zanetto e Cioccotto arrivarono a casa e si accomodarono in cucina: Zanetto a sedere accanto al fuoco e Cioccotto sul tavolo, lontano dal fuoco, e lì stavano tranquilli e contenti di potersi riposare.
Ad un tratto Cioccotto sentì strillare un bimbo piccolo:
"Uhè! Uhè! Uhè!"
"Chi piange?" Chiese Cioccotto a Zanetto.
"E' il mio nipotino più piccolo."
"Perché piange?"
"Perché vuole una chicca ma non ne abbiamo punte in casa.
"Io andrei bene per il tuo nipotino?"
"Certamente, ma mi dispiace per te, che dovrai sparire dal mondo."
"Non darti pensiero per me. Questo è il destino d'ogni cioccolatino che viene al mondo. Portami dal tuo nipotino. Addio Zanetto e grazie delle tue premure."
"Addio mio caro Cioccotto."
Appena il bimbo ebbe il cioccolatino smise di piangere e balbettò: "Nonno, bello! Nonno, buono! Grazie nonnino!"
Cioccotto sentì, chiuse gli occhi, rotolò nel pancino del bimbo senza rimpianto, soddisfatto di essere scappato dalla scatola e di aver visto per ultima cosa un visino felice di bimbo.
Nedda Gottardi
Un giorno il cioccolatino n° 8, che chiamerò Cioccotto per far prima, cominciò a scavalcare i suoi compagni di fila che brontolarono:
"Dove va questo noioso? Che bisogno c'è di spingere? Non hai anche tu il tuo posto?"
"Voglio uscire da qui per girare il mondo!"
Bravo! Gira, gira. Vedrai che finirai ugualmente come ogni cioccolatino."
"Può darsi che finirò come dite voi, ma voglio provare. Addio amici!"
E Cioccotto, rotolando rotolando, arrivò vicino al coperchio della scatola, spinse un po' e finalmente si trovò fuori, sul pavimento del negozio, con un'ammaccatura sul bel vestito di stagnola rossa.
"Evviva la libertà! Evviva l'avventura!" esclamò Cioccotto, e si guardò attorno.
Vide accanto a sé una cosa grande, lunga e quando si accorse che era la scarpa del padrone, rotolò subito più in là per non farsi schiacciare; ma la granata non l'aveva vista, e così fu spazzato fuori dell'uscio, sulla strada.
Per fortuna passava un carro col ciuco fra le stanghe e il contadino accanto, e Cioccotto andò a finirci proprio dentro.
"Ohimè che paura! Che botta! Se continua così mi sembra un gran bel vivere, questo!" e si aggiustò alla meglio in un angolino.
Per sua maggior sfortuna pioveva a dirotto e il povero cioccolatino tremava di freddo.
Cominciò a lamentarsi:
"Aiuto! Aiuto!"
Il ciuco Pepesale, sospettoso come tutti i ciuchi, si fermò impaurito e il padrone che si chiamava Zanetto, gridò:
"Che cosa succede? Perché ti sei fermato?"
Pepesale non rispondeva e Cioccotto si lamentava sempre più forte.
Anche Zanetto sentì quella vocina e guardando dentro il carro vide finalmente Cioccotto:
"Cosa vedo mai! Un cioccolatino parlante? Roba dell'altro mondo! Forse è venuto dalla Luna o da Marte! E cosa vuoi da me?"
"Per carità, toglimi di qui. Sento tanto freddo e sono tutto bagnato!"
"Come, sei un lunatico o un marziano e sei fatto di cioccolata?"
"Sono un cioccolatino terrestre e ti prego di aiutarmi sennò muoio.
"Va bene, va bene! Vieni qua a cassetta vicino a me, ti riparerò con l'ombrellone. Ma come mai, se permetti la domanda, ti trovi qui? I cioccolatini non stanno nelle belle scatole fiorite e lucenti?"
"Ci stavo nella scatola, ma sono scappato per vedere il mondo."
"E che te ne pare? Ti piace?"
"Mica tanto. E' grande e bello ma pieno di pericoli per me che sono di cioccolata."
"E allora, che cosa pensi di fare?"
"Non lo so ancora. Starò a vedere come va."
Zanetto e Cioccotto arrivarono a casa e si accomodarono in cucina: Zanetto a sedere accanto al fuoco e Cioccotto sul tavolo, lontano dal fuoco, e lì stavano tranquilli e contenti di potersi riposare.
Ad un tratto Cioccotto sentì strillare un bimbo piccolo:
"Uhè! Uhè! Uhè!"
"Chi piange?" Chiese Cioccotto a Zanetto.
"E' il mio nipotino più piccolo."
"Perché piange?"
"Perché vuole una chicca ma non ne abbiamo punte in casa.
"Io andrei bene per il tuo nipotino?"
"Certamente, ma mi dispiace per te, che dovrai sparire dal mondo."
"Non darti pensiero per me. Questo è il destino d'ogni cioccolatino che viene al mondo. Portami dal tuo nipotino. Addio Zanetto e grazie delle tue premure."
"Addio mio caro Cioccotto."
Appena il bimbo ebbe il cioccolatino smise di piangere e balbettò: "Nonno, bello! Nonno, buono! Grazie nonnino!"
Cioccotto sentì, chiuse gli occhi, rotolò nel pancino del bimbo senza rimpianto, soddisfatto di essere scappato dalla scatola e di aver visto per ultima cosa un visino felice di bimbo.
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